Se c’è un luogo in Ungheria che mi ha colpito nel profondo per la sua intensità storica e culturale, è sicuramente Mohács. Non è tra le mete più famose dell’Ungheria, e forse proprio per questo riesce a sorprendere chi sceglie di fermarsi.
Situata nel sud dell’Ungheria, affacciata sulle rive tranquille del Danubio, Mohács potrebbe sembrare, a prima vista, una semplice cittadina di provincia. Ma basta poco per capire che qui il passato vive ancora, silenzioso ma presente, in ogni strada, monumento o tradizione locale.
Questa città custodisce storie di battaglie epiche, di popoli in cammino, di lutti e rinascite, ma anche un folklore vivo e colorato che continua a tramandarsi di generazione in generazione.
Se stai pianificando un viaggio culturale in Ungheria, magari cercando qualcosa di più autentico e meno affollato rispetto a Budapest o ai classici tour lungo il lago Balaton, secondo me Mohács è una tappa da non perdere. È uno di quei posti in cui il passato non è solo nei libri di storia, ma si respira nell’aria.
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Quello che rende Mohács davvero unica è il suo legame profondo con due battaglie che hanno segnato la storia dell’Ungheria: quella del 1526, tragica e simbolica, e quella del 1687, che ha cambiato gli equilibri dell’Europa centrale. Camminare per le sue strade significa fare un salto indietro nel tempo, soprattutto se ti fermi al Memoriale Nazionale delle Battaglie di Mohács, uno dei luoghi più emozionanti della zona.
Io l’ho raggiunto in bicicletta partendo dal centro: una pedalata tranquilla lungo un viale alberato, tra il silenzio e il verde, che già predispone alla riflessione. Quando arrivi, ti accoglie un parco immerso nella natura, con sculture simboliche, croci di legno e lapidi commemorative. È un luogo che invita al raccoglimento, ma anche alla consapevolezza. Se ti appassiona la storia o vuoi avvicinarti davvero all’identità ungherese, secondo me questa tappa è imprescindibile.
Cosa vedere e fare a Mohács
Il centro di Mohács è raccolto, ordinato e perfetto da esplorare a piedi. Il cuore pulsante è Széchenyi Tér, la piazza principale: ci trovi fontane, alberi curati, panchine, piccole caffetterie e una vita tranquilla che si lascia scoprire con lentezza.
Quando ci sono stato io, era primavera: le aiuole in fiore, i bambini che giocavano in bici e gli anziani seduti ai tavolini creavano una scena davvero rilassante. Una cosa che ho apprezzato tantissimo? La gentilezza degli abitanti. Anche solo per chiedere un’indicazione, mi sono ritrovato a scambiare chiacchiere piacevoli e consigli sinceri.
Se ami le tradizioni popolari, ti consiglio di visitare Mohács in inverno, durante il Busójárás, il carnevale magiaro più famoso del paese. Io non ho avuto la fortuna di viverlo dal vivo, ma ne ho sentito parlare moltissimo dagli abitanti, e ho potuto ammirare le maschere e i costumi nel Museo dei Busó.
Le maschere in legno, i mantelli pelosi, le danze e i carri decorati: tutto rievoca riti antichi, legati alla scacciata degli spiriti maligni e alla resistenza contro gli invasori. Durante il festival – che si svolge ogni anno a febbraio – Mohács si trasforma in un teatro a cielo aperto, con musica, spettacoli e cibo di strada. Se vuoi capire meglio lo spirito della cultura popolare ungherese, questo è senza dubbio il momento perfetto per venire.
Oltre al memoriale e al Museo dei Busó, vale la pena visitare anche il Museo Kanizsai Dorottya, un piccolo ma interessante spazio culturale che raccoglie reperti, documenti e fotografie legati alla storia locale. Io ci ho passato un’oretta piacevole, scoprendo dettagli sulla vita quotidiana nei secoli passati.
Infine, se sei appassionato di arte religiosa, non perderti la chiesa di Szent Mihály, poco lontana dal centro. L’interno è semplice ma curato, e dal sagrato si gode di una vista rilassante sulla città. Un luogo ideale per una pausa di silenzio e contemplazione.
Cosa mangiare a Mohács
Uno degli aspetti che ho amato di più durante la mia visita è stata la cucina ungherese, qui arricchita da influenze balcaniche. Mohács è un ottimo posto per gustare piatti autentici, preparati con ingredienti freschi e serviti con grande cordialità.
Ti consiglio assolutamente di provare la halászlé, una zuppa di pesce piccante tipica della zona, perfetta per le giornate più fresche. Io l’ho assaggiata in una piccola csárda (osteria tradizionale) vicino al Danubio ed è stata una delle migliori del mio viaggio.
Altro piatto da non perdere sono i töltött káposzta, gli involtini di cavolo ripieni di carne e riso, cucinati lentamente in salsa di pomodoro. Una vera delizia!
Per chiudere il pasto, lasciati tentare da un rétesz, lo strudel ungherese con ripieno di mele, ciliegie o semi di papavero. E da bere? I vini della zona di Villány, noti per il loro carattere deciso e fruttato.
Secondo me, una cena a Mohács è un’occasione per scoprire i sapori autentici del sud dell’Ungheria, lontani dai ristoranti turistici delle grandi città.
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Come arrivare a Mohács
Mohács si trova a circa 200 km da Budapest e puoi raggiungerla comodamente in auto (circa 2 ore e mezza) oppure in treno, con un cambio a Pécs. Se viaggi con la Budapest Card, sappi che non copre questa tratta, ma puoi usare sconti su musei e attrazioni di Budapest se decidi di fare tappa anche lì.
Io ho scelto l’auto, perché volevo esplorare anche i dintorni, come Villány, famosa per i suoi vini rossi, e il Parco Nazionale di Duna-Dráva, perfetto per gli amanti del birdwatching.
Quando andare e dove dormire a Mohács
Secondo me, i periodi migliori per visitare Mohács sono la primavera (aprile-maggio) e l’autunno (settembre-ottobre). Eviterei l’estate piena, perché anche se non è affollata, il caldo può farsi sentire. In inverno, invece, vale assolutamente la pena venire per vivere il Busójárás.
Per il pernottamento, ci sono piccoli hotel familiari e pensioni a conduzione locale. Io ho alloggiato in una guesthouse a 5 minuti a piedi dal centro, accogliente, pulita e con una colazione deliziosa. Se vuoi qualche consiglio personalizzato, guarda anche il nostro articolo su dove dormire a Budapest se hai in mente di includere la capitale nel tuo itinerario.
